E’ andata bene. o bene è andata. ossia bene andata è, orbene.Che il Nepentecannonau corrobora le corde e i fiati
nella sera dell’ottobre non ancora obliterato. E ho visto un occhio illanguidirsi, barbe irsute di sorpresa, qualche U finire in oooh, fra parole e kentu concas.Il poeta non traballa, né le note o il tempo, se tutti si “traballa” e il traballu è quello giusto. Non bastavano le sedie.
Visto? Ormai parlo ansuinico. Se mi chiedono ite er nende rispondo rapido einsturzende.
Bene, signora mia trianuzza.
e mirto, bianco e rosso, grazia deledda, satta, i mostri, chentu concas e chentu berrittas, radiografie dipinte, la dottoressa costabruna che alla fine si dichiara soddisfatta, il conte cossu, nell’urlo, nel regno.
Gente allegra, il ciel poeta…
verrebbe da dire, e dico. Con un pizzico di rimpianto per assistere da lontano alla vitalità culturale dell’Isla bonita, da qualche tempo terra feconda di incroci e di voci che si inseguono in echi e rimbalzi amplificati da antichi silenzi di pietra. Il mio sarà anche sciovinismo di ritorno, ma qui (Caput Mundi, poco meno di tre milioni di anime) mi accade spesso di partecipare a presentazioni di libri o a reading e altri consimili appuntamenti in compagnia di una cinquantina di persone – quando va bene… -, mentre a Macomer (Caput Marghinii, sì e no tredicimila abitanti) mi raccontano di identiche iniziative con almeno il doppio dei partecipanti, quando va male…
Non ho molta voglia di indagare il senso di tutto ciò, e non lo farei in ogni caso qui, in casa altrui, pur sapendo di poter contare sull’ospitalità del signor Birambai. Ma, sull’onda del successo ansuinico qui giustamente celebrato, sperando ovviamente di non annoiare nè disturbare troppo, mi piaceva l’idea di dar libero sfogo alla suggestione…
Esattamente in cosa consisterebbe? IO ho un cd degli Einsturzende neubauten… vale?
Comunque sarò a Firenze, mi spiace.
e babò…
embè? Com’è andata?
E’ andata bene. o bene è andata. ossia bene andata è, orbene.Che il Nepentecannonau corrobora le corde e i fiati
nella sera dell’ottobre non ancora obliterato. E ho visto un occhio illanguidirsi, barbe irsute di sorpresa, qualche U finire in oooh, fra parole e kentu concas.Il poeta non traballa, né le note o il tempo, se tutti si “traballa” e il traballu è quello giusto. Non bastavano le sedie.
Visto? Ormai parlo ansuinico. Se mi chiedono ite er nende rispondo rapido einsturzende.
Bene, signora mia trianuzza.
Sono contentetta. Ma il cannonau gliel’avete dato prima o dopo la performance?
prima, dopo e durante
e mirto, bianco e rosso, grazia deledda, satta, i mostri, chentu concas e chentu berrittas, radiografie dipinte, la dottoressa costabruna che alla fine si dichiara soddisfatta, il conte cossu, nell’urlo, nel regno.
A
Ah! La sarditudine nel suo aspetto sanguigno e direi quasi orgiastico!
va’ che l’Ansu ha imparato financo cento teste cento cappelli
l’urlo del conte è un regno piccolo, se l’è portato in casa per mettere alla prova il viandante continentale
Gente allegra, il ciel poeta…
verrebbe da dire, e dico. Con un pizzico di rimpianto per assistere da lontano alla vitalità culturale dell’Isla bonita, da qualche tempo terra feconda di incroci e di voci che si inseguono in echi e rimbalzi amplificati da antichi silenzi di pietra. Il mio sarà anche sciovinismo di ritorno, ma qui (Caput Mundi, poco meno di tre milioni di anime) mi accade spesso di partecipare a presentazioni di libri o a reading e altri consimili appuntamenti in compagnia di una cinquantina di persone – quando va bene… -, mentre a Macomer (Caput Marghinii, sì e no tredicimila abitanti) mi raccontano di identiche iniziative con almeno il doppio dei partecipanti, quando va male…
Non ho molta voglia di indagare il senso di tutto ciò, e non lo farei in ogni caso qui, in casa altrui, pur sapendo di poter contare sull’ospitalità del signor Birambai. Ma, sull’onda del successo ansuinico qui giustamente celebrato, sperando ovviamente di non annoiare nè disturbare troppo, mi piaceva l’idea di dar libero sfogo alla suggestione…