settembre 21, 2007
Tragedie in due battute, otto
Amplessi
Personaggi:
Don Giovanni
Un’ amante
Una camera da letto. Buio. Si sente il respiro affannoso di un uomo. Poi un gridolino di piacere di una donna. Silenzio. La luce sale, molto lentamente.
Don Giovanni: Ti è piaciuto?
Lei (guardandolo con tenerezza): Sì, moltissimo. Quando un uomo ansima così, io impazzisco di piacere assieme a lui.
Silenzio
Don Giovanni: Ti devo confessare una cosa.
Lei (allarmata): Hai un’altra?
Don Giovanni: Sono asmatico.
Sipario
Le origini
Personaggi:
Un soldato romano
Due sardi pelliti
La scena si svolge in una foresta della Barbagia. Siamo nel II secolo a. C. ai tempi dell’invasione romana della Sardegna. Il soldato, mandato in avanscoperta, perde l’orientamento. E’ altissimo e per avanzare nella fitta vegetazione è costretto a strisciare. All’improvviso vede due esseri molto piccoli, barbuti e incappucciati che stanno raccogliendo bacche nere da un arbusto.
Il soldato (sguainando la spada): Chi siete?
I sardi pelliti (all’unisono) : Zedda e Piras!
Il soldato: Gnomi?
I sardi pelliti (guardandosi con aria interrogativa): Marieddu, Zizzu.
Sipario.
Antipolitica
Personaggi:
Un signore anziano
Una signora anziana
La scena si svolge in cucina. I due stanno consumando una frugale cena. Non parlano, si sente solo il rumore delle posate e lo speaker del telegiornale. Si riesce a sentire una notizia che parla di una possibile crisi di governo.
Lei: E questa sarebbe la sinistra?
Lui: Ma tesoro… bisogna avere pazienza.
Lei: Prima sono andati al centro, ora si spostano a destra.
Lui: Ma stella…è un governo di coalizione.
Lei: (con irritazione crescente) Tu li giustifichi sempre!
Lui: Ma stella…non c’è altra soluzione!
Lei: Ma stella, ma stella…vaffanculo!
Buio, sipario.
Zedda & Piras. Già, Sella & Mosca sono oriundi!
EH he! Sì Rob, sardopiemontesi.
messiè, ho le lacrime agli occhi – ancora e ancora – per i sardi pelliti
l’ultimo quadro se lo figuri come se accadesse ogni mattina all’ultimo piano di un palazzo giallo in centro, e l’anziana signora accompagnasse l’ultima frase a pugno chiuso sollevato
ohi, mi ribalto, che matto che d’è:
lo faccio leggere al sant’uomo (così lo definisce il Suo maestro), ci si ritroverà anch’ello
evacarriego
Molto divertente/Bette ridere
Falco
Ohi ohi, galu ribaltande mi che soe! Che poi la progenie dei pelliti Zedda e Piras dev’essere quella che annovera, tra gli altri, anche i due allievi dell’Arma in visita al grande acquario di Genova:
– Essu, Marie’, bette grandi quei pesci. Chissà come si chiamano…
– Squali, Zizzu, squali..
– Squelli, Marie’, squelli davanti a te, e ite ses, thurpu?
il tuo essere ridanciano è davvero irriverente e potente, quasi turpe…mastellianamente parlando…;-)))
Si potrebbe averne ancora, per favore?
🙂
Zedda & Piras, mica pizza & fichi!
Passavo di qua per “decalamitarmi” ma son rimasta incollata a ridere…
Era meglio la calamita… au revoiur, messiè
MAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!!!!!!
(torna)
Mi fai fare delle risate speciali, non le solite, pregustate, ma scoppiano all’improvviso anche se sono preparate e sono preparate perché si aspetta la battuta e per quanto aspetti arriva sempre inaspettata. Insomma mi sono spiegata no?
Ottime tutte e tre ma la mia preferita è quella dei sardi pelliti, anche se non so cosa sono i sardi pelliti. Baciuz
insomma volevo dire non che le solite sono pregustate, ma che non sono le solite proprio in quanto sono pregustate etc.,chiaro, no?
Sardi “pelliti” (ovvero rivestiti di pelli) è il nome che i Romani davano agli abitanti dell’interno, per distinguerli da quelli delle coste.
Cicerone li definì invece “mastrucati latrones” in una delle sue perorazioni, perché indossavano la “mastruka” (in uso tutt’ora, tra i pastori barbaricini) specie di mantello in pelle di pecora.
A differenza di Asterix, che è una leggenda, la resistenza dei Sardi dell’interno all’invasione romana trova riscontri storici perfino nelle cronache romane (si sa che quando la storia la scrivono i vincitori, tanto per dirne una, moltiplicano il numero dei caduti di parte avversa e sminuiscono il numero dei propri effettivi: stando a Livio 13.000 legionari romani avrebbero ucciso 27.000 tra Sardi e Cartaginesi, durante la rivolta di Amsicora del II secolo a.C.; la realtà sta circa all’incontrario, e i dati demografici lo dimostrano in maniera evidente).
Come dire…
Due sottoposti dei servizi segreti hanno il compito di consegnare un plico segretissimo.
Giunti sul posto viene loro chiesto:
“Digos?”
I due rispondono “Saludos Amigos”
La mastruca era in uso fino all’inizio del secolo scorso ovunque in Sardegna, mica solo in Barbagia. Se ben ricordo mio padre mi raccontò che un suo zio (fratello di suo padre, quindi di mio nonno scomparso intorno al ’38) era ritenuto un elegantone in paese a Selargius perché tra i primi, se non il primo, ad indossare il cappotto invece della mastruca. Evento che daterei tra gli anni Dieci e Venti del 1900, ad occhiometro.
antipolitica la voglio mettere in tutti i volantini del nuovo partitone democratico.
Adrix, non vorrei fare la saccente, ma mi permetta di correggere un’imprecisione storica: la mastruka, benchè ricoperta di un tessuto impermeabile verde militare e corredata di cappucio, e non all’inizio del secolo scorso ma alla fine degli anni Settanta, fui io a indossarla
accadde durante una delle ultime manifestazioni studentesche a cui partecipai, e il fumo dei lacrimogeni era così denso che il succo di limone era un balsamo per gli occhi
E’ interessante questa attribuzione d’origine dell’eskimo:
Portavo allor la màstruca innocente
dettata solo dalla sardità…
(mi si scuserà lo spostamento d’accento dovuto a ragioni di ritmo).
Carriego: la natura “impermeabile” di quella stoffaccia verde è tutta da dimostrare, il mio mastrùskimo si inzuppava alquanto 🙂
Roby: rido…
ammappelo quante interessantissime spiegazioni, però mettetevi un po’ d’accordo voi due (aldrix e eva)
Pelle di capra, pecora o montone
simboli primi di rivoluzione.
eh, robysan: e che non gliela concede questa licenza poetica?
Adrix: mi scusi sa, ma chi diavolo era il suo sarto di mastruche cucite su misura? mioddìo, che rivoluzionario approssimativo
bobbotti: lei era certamente addetto alla parte creativa della “piattaforma rivendicativa, da portare avanti insieme ai compagni pastori e operai per combattere l’oppressione crescente del padronato sulle masse lavoratrici” (ovvero, si divertiva a inventare gli slogan da gridare a squarciagola il giorno dopo)
trianè: ciao, come stai?
ps: quanto mi piace questo blog?
chi
non male… !
a si biri