novembre 14, 2007
Tanto per rispondere all’appello di alcuni amici che hanno dato vita a questa cosa
In audio la versione originale in lingua originale.
Sono io quel bambino che corre
fra gli asfodeli, a Maggio.
Che si ferma, d’un tratto
assorto
in tutto quel bianco.
Sono io
con un filo di fieno
giogo leggero alla lucertola
affacciata fra le pietre.
Sono io quel pastore che mi guarda
da lontano
con l’antichità negli occhi
e un sorriso che approva
le corse, le catture
di quand’era bambino.
Laggiù, nel pomeriggio immoto
vicino al torrente,
infuocato di luce.
Ma io, io che vedo il vecchio,
e dico,
io non ci sono.
So’ deo
kudhu pisedhu chi est currinde
in mes’e s’usciareu, in maju.
Chi si firmat totinduna
incantau
dae tottu su biancu.
So’ deo
cun d’una frenalza
su giobu lebiu lebiu
a sa tilighelta
accherada in d’ una pedra.
So’ deo kudhu pastore
chi m’est abbaidende
dae attesu
cun ojos antigos e
unu risitu chi narat chi emmo
-cantas n’at tentu
cando fit creatura-
In giosso, a boltaedìe, frimmu
in oros de su riu
alluttu de lughe.
Ma deo, deo chi ido su ezzu,
e conto,
deo non bi soe.
Questa…questa è fuori dal tempo, birambai.
Da brividi nella schiena: stessi campi, stessi fiori, stesso pastore forse c’ero io che ti guardavo da una finestra.
me la ricordo ed è immota nel tempo. Una bolla d’incanto.
Trianuzza, nonnastra: grazie.
aqua: stessi tempi, anche.
stasera faccio volentieri questo straordinario…;-)))
non ho idea di come copiaincollare anche la registrazione sonora. perdonami. spero che se ne occupi con successo Herr Effe o la brava Blulu.
contrordine compagno: il sonoro c’è…;-)))
si può quindi dire, ascoltandoti e leggendoti, che sei on air…;-)
E poi appena ci sono non ci sono, ma mi vedo da qualche parte e mi chiamo. Bella.
Tra tutte le “cose” – rosse, rosa, arancioni, giallastre, grigio-nere -che minacciano il nostro tempo, questa si, finalmente. Una bella “cosa”.
un abbraccio.
alessio
uno dei pezzi piu belli, sarà perchè amo la poesia.
Sguardo trasposto o sdoppiamento ancestrale?